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L'emicrania costa allo Stato 20miliardi l'anno

Neurologia Redazione DottNet | 09/04/2019 14:10

Barbanti: "L'emicranico pecca per presenteismo, spende molto per cure mediche, unisce anche costi di ridotta produttività, aspetta di avere cure appropriate, aspetta che vengano spazzati via i tabù"

 "Il conto che l' emicrania presenta all' Italia è salato e si stima in circa 20 miliardi fra costi diretti e indiretti. Come una manovra finanziaria". Sono alcuni dei dati sul peso della malattia, illustrati da Piero Barbanti, responsabile dell' Unità per la cura e la ricerca su cefalee e dolore dell' Irccs San Raffaele Pisana di Roma e presidente eletto dell' Associazione neurologica italiana per la ricerca sulle cefalee (Anircef), intervenuto oggi a Milano a un evento promosso da Novartis per la Design Week 2019. Lo specialista traccia un quadro dei numeri. Spiega che "circa 14 milioni di connazionali sanno cos' è l' emicrania" per averla sperimentata anche solo una volta. "Se guardiamo a chi ha in media 4 attacchi al mese - calcola - siamo intorno ai 3,9 milioni di persone, praticamente quanto gli abitanti della Toscana. Se stringiamo il campo al numero di pazienti in profilassi scendiamo a quota 62 mila, come la città di Viareggio. E se ci limitiamo a chi fa la terapia in modo corretto e fino in fondo questo numero crolla a 30 mila, come gli abitanti di Piombino. Il 30-40% si perde per strada". L' esperto evidenzia "l' importanza di un riconoscimento per questi pazienti", vittime di una malattia invisibile e sottovalutata. "L' emicranico pecca per presenteismo, spende molto per cure mediche, unisce anche costi di ridotta produttività, aspetta di avere cure appropriate, aspetta che vengano spazzati via i tabù". Secondo una recente indagine del Cergas (Centro di ricerche sulla gestione dell' assistenza sanitaria e sociale) Sda Bocconi School of Management, il costo annuale stimato per persona colpita è di 4.352 euro e la voce più pesante è proprio la perdita di produttività che vale 1.524 euro (36%). 

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Ci sono professioni più a rischio di altre. "I lavori con i turni, per esempio - elenca Barbanti - Si pensa subito agli operai, invece turnisti sono anche infermieri e medici, e queste due tipologie di lavoratori sono letteralmente rovinate dal fatto di essere costrette a invertire la notte col giorno. Ci sono poi le persone che si spostano frequentemente con l' aereo, e lo stesso personale di volo. Un' altra categoria molto a rischio sono gli insegnanti, prevalentemente donne: per l' enorme carico di responsabilità il loro presenteismo è ancora più spiccato e spesso il loro quadro clinico risulta di una particolare gravità". Un punto di partenza importante per garantire terapie appropriate agli emicranici, prosegue lo specialista, è partire dai dati reali. "Abbiamo istituito per questo un Registro nazionale emicrania che segue già 780 pazienti e ci mostra fra l' altro che le categorie intellettuali e maggiormente sacrificate sono quelle ad avere una maggiore incidenza". Per Barbanti, "per ripensare l' approccio all' emicrania bisogna partire da questo e anche dai grandi sprechi presenti nel sistema di assistenza. Oggi il 50% degli italiani emicranici si fa curare in un' altra regione, il 45-50% fa degli esami diagnostici sbagliati e quasi l' 80% di questi esami li paga il Servizio sanitario nazionale. Un 70% di pazienti emicranici va dagli specialisti sbagliati, perché crede che il suo problema sia legato a qualcos' altro. Avere i numeri reali e garantire una corretta diagnosi è la base per gestire una malattia che è più curabile che in passato, se pensiamo anche che oggi è disponibile una categoria farmacologica cucita su misura per il paziente: il farmaco per la profilassi, per prevenire l' attacco. Un lusso che prima non avevamo".

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